Quest’anno pare sia un autunno mite ma gli sbalzi di temperatura dei giorni scorsi a casa nostra hanno già fatto la loro prima vittima e cioè la Sorellina.
Da qualche giorno a questa parte la sua voce ha lasciato il posto a pochi piccoli suoni che fanno presumere che qualcosa dentro la sua gola le faccia male, prova ne è che le sue piccole conversazioni (non ha ancora un ampio vocabolario anche se si fa capire alla perfezione) siano diminuite notevolmente perché, proprio per evitare di sentire male, non apre bocca.
Cosa fare per aiutarla a stare meglio?
Il consiglio che ho ricevuto dal pediatra è: fare l’aerosol perché, anche se non è molto amato dai bambini, è il solo che aiuta a velocizzare il decorso di malattie banali evitando nello stesso tempo che se ne sviluppino altre.
E così a casa nostra è iniziata la lotta perché, a parte il primo giorno in cui la Sorellina se lo faceva fare quasi volentieri perché aveva capito che serviva per fare passare il dolore alla gola, dal secondo giorno in poi sono incominciate le mie “minacce” per riuscire a farla stare tranquilla mentre cercavo ogni espediente possibile per farla stare tranquilla quando mi accingevo a metterle la mascherina vicino al naso.
Da quando, come mamma, ho imparato ad amare questo oggetto, perché il solo di una una certa efficacia per far guarire le malattie alla vie respiratorie, ho dovuto anche imparare degli stratagemmi per fare in modo che le mie figlie lo utilizzino di buon grado (la televisione da questo punto di vista mi ha sempre dato un enorme aiuto!).
Con Pupa non ne ho avuto molto bisogno perché ha sofferto poco di problemi al naso e alle orecchie e così i lavaggi o l’aspirazione del naso (con quell’oggetto che sembra portagli via anche il cervello…) erano più che sufficienti. Con la Sorellina però la situazione è diversa, lei fin da piccola ha avuto problemi alle orecchie e così l’aerosol è diventato un oggetto fondamentale in casa nostra perché ci aiutava ad eliminare in tempi un po’ più rapidi i fastidi causati dalle malattie da raffreddamento e soprattutto ad eliminare il catarro evitando che si andasse a depositare in altri posti (come ad esempio le orecchie con conseguente rischio di otiti).
La cosa poi positiva e per me sorprendente, del suo uso con la Sorellina, era che, raramente, mi trovavo a dover lottare per farglielo fare o a dover aspettare che si addormentasse per riuscire ad appoggiare la mascherina sul suo viso, perché lei invece lo faceva anche da sola.
Cos’è cambiato rispetto a quando provavo e riprovavo, con scarsi risultati aggiungo, con la prima figlia?
Io credo che nulla sia cambiato di quanto facevo io, determinante invece è stato il fatto che in casa ci fosse una sorella maggiore, infatti la Sorellina accetta di buon grado di fare l’aerosol se a tenere la mascherina davanti al naso è la sorella maggiore (che tra parentesi ha riscoperto la validità dell’oggetto in questione proprio da quando è arrivata la Sorellina) e non la mamma o il papà.
Questo avviene perché, per un bambino, l’imitazione può più di mille tentativi da parte di un adulto, per cercare di ottenere qualcosa.
Però c’è un altro modo per riuscire ad arrivare al risultato: sentire il dolore o continuare a tossire perché quando ciò avviene la Sorellina prende la mia mano e mi porta vicino all’aerosol e mi chiede di prepararlo in modo che lei lo possa fare e riprendere a stare bene in fretta.
Quello che però è bello notare, da mamma bis, è come le cose evolvono negli anni: all’inizio si deve lottare per riuscire a curare i proprio figli: no alle medicine, no all’aerosol e poi quando crescono o semplicemente quando vogliono “essere grandi” tutto diventa semplice e magicamente diventano più accondiscendenti su molte cose!
Capita anche a voi?